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Apple ha perso oltre 250 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato giovedì, con il titolo in calo fino all’8,5%, a seguito dell’ondata di dazi annunciata dal presidente Donald Trump.
Il colosso di Cupertino è stato uno dei titoli più colpiti a Wall Street, dove l’intero settore tecnologico ha subito forti vendite mentre gli investitori cercavano rifugi meno volatili. Anche Tesla, Nvidia e Meta hanno perso il 6%, mentre Amazon è scesa del 7,2%.
I dazi, annunciati mercoledì pomeriggio, prevedono un aumento minimo del 10% su tutte le importazioni, con tariffe ancora più elevate per alcuni paesi. Il caso più eclatante è quello della Cina, il cui tasso tariffario complessivo è salito al 54%. Secondo gli analisti di Wedbush Securities, queste misure rappresentano “uno scenario peggiore del peggiore” per gli investitori tech.
La Casa Bianca ha affermato che i dazi non sono uno strumento di negoziazione, ma una necessità strategica per rilanciare la manifattura americana. Trump li ha definiti un atto di “liberazione” dell’economia statunitense.
Tuttavia, le conseguenze colpiscono duramente tutti i principali fornitori e impianti produttivi di Apple in Asia – dalla Cina a Taiwan, dall’India al Vietnam – nonostante gli sforzi del CEO Tim Cook per mantenere un dialogo con l’amministrazione. Di fatto, ogni modello di iPhone, iPad, Mac e accessorio Apple subirà un impatto diretto.
Ora Cook si trova davanti a un bivio: trasferire i costi sui consumatori aumentando i prezzi, oppure assorbire le perdite, con un potenziale danno da decine di miliardi di dollari in profitti mancati.
L’annuncio dei nuovi dazi statunitensi ha avuto un effetto a catena sui mercati globali, con una settimana di alta volatilità e correzioni significative sui principali indici azionari. Wall Street ha registrato la peggior seduta dell’anno, mentre anche le borse europee e italiane hanno accusato il colpo, in un contesto di crescente tensione commerciale.
Negli Stati Uniti, l’effetto domino si è abbattuto soprattutto sui titoli tecnologici e industriali. Oltre ad Apple, che ha perso oltre 250 miliardi di dollari di capitalizzazione, anche l’indice Nasdaq ha chiuso in calo del 5,7%, zavorrato dalle vendite su Tesla, Nvidia, Meta e Amazon.
Il Dow Jones ha ceduto il 3,9%, mentre lo S&P 500 è sceso del 4,2%, con perdite distribuite su tutti i settori, dai semiconduttori all’automotive. Le società con catene di fornitura globali sono le più penalizzate, in particolare quelle con legami stretti con l’Asia.
Anche le borse europee hanno reagito negativamente. Il DAX tedesco, fortemente esposto all’export, ha perso il 3,5%, mentre il CAC 40 francese è arretrato del 3,2%. In particolare, i titoli del comparto auto e beni di lusso – come Volkswagen, LVMH e BMW – hanno registrato vendite massicce, preoccupati per l’impatto dei dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti.
La tensione commerciale ha inoltre rafforzato il dollaro, mettendo pressioni aggiuntive sull’euro e sul commercio intraeuropeo, in un momento già segnato da rallentamenti nella crescita economica.
In Italia, Piazza Affari ha perso il 2,8%, con il FTSE MIB appesantito soprattutto dai titoli industriali e tecnologici. Leonardo, STM e Prysmian sono finiti nel mirino delle vendite, mentre anche le banche hanno subito correzioni a causa dell’aumento della percezione di rischio.
Soffre anche il settore del lusso, con Moncler e Ferrari in calo, in linea con le controparti europee. Il mercato teme che i dazi impattino indirettamente anche sull’economia italiana, rallentando la domanda globale e aumentando i costi di importazione di materie prime.
I mercati restano in attesa di una possibile risposta da parte dei partner commerciali degli Stati Uniti. Qualora la Cina o l’Unione Europea decidessero di imporre contromisure, il rischio di una vera guerra commerciale globale potrebbe concretizzarsi.
Nel frattempo, gli investitori guardano con attenzione anche alla Federal Reserve, che potrebbe rivedere il proprio approccio alla politica monetaria in un contesto economico sempre più incerto.